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TAE 1. Pensare e dire l’inedito

TAE -THINKING AT THE EDGE “Pensare al Margine”

  1. Pensare e dire l’inedito.
  2. Dove nascono le idee: la sensibilità corporea, il potere dell’implicito e ciò che il linguaggio “fa” in noi.
  3. Cos’è Thinking At the Edge-TAE  “Pensare al Margine”.
  4. Il processo in prima persona e l’inversione del consueto modo di produrre conoscenza.
Flathead river, Pixabay


1. Pensare e dire l’inedito

Pensiamo questo e quello e quell’altro, poi raggiungiamo un margine dove percepiamo di più, ma non possiamo ancora pensarlo. Tuttavia sappiamo che non dobbiamo allontanarci da quel margine. Potremmo non fare caso a quel margine e andare avanti in modi già conosciuti, ma no, insistiamo sul quel margine; ‘preferiamo’ rimanere bloccati. Ci vantiamo perfino – abbiamo un indizio! Lì arriverà qualcosa di ‘nuovo’. (Gendlin 1993, 29)

Quando inventiamo noi, siamo in contatto con il luogo dove ciò che già sappiamo, abbiamo fatto e siamo stati incontra la nostra unicità e la porta avanti; ciò che porta avanti emerge con il feedback percepito in modo fisico e da lì, quello che può essere raggiunto diventa naturale; ma quando un pensiero, un’osservazione o un’idea è del tutto nuova rispetto a quanto già esiste, esprimerla e formularla può incontrare l’ostacolo di parole, espressioni o termini il cui significato corrente non si adatta a ciò che intendiamo e vogliamo dire.

D’altra parte le parole sono sempre le stesse, quelle del dizionario, come fanno a dire qualcosa di nuovo?

TAE presenta  un modo di utilizzare il linguaggio per dare forma espressiva a qualcosa di inedito da sviluppare nel contesto d’interesse, e offre una pratica individuale che genera un processo creativo che ha implicazioni sociali: dà potere alle persone di pensare da se stesse e sviluppare passi per azioni e relazioni interpersonali che nascono dalla complessità dell’esperienza nelle situazioni reali.

Il linguaggio “è profondamente radicato nel mondo in cui esistiamo fisicamente nelle situazioni interattive“ (2004a) e poiché tra le parole che usiamo e le situazioni in cui ci troviamo c’è un legame che può essere percepito fisicamente – il corpo di un individuo può percepire non solo modelli di routine, ma anche passi di novità che migliorano la vita oltre le abitudini e i condizionamenti culturali. (Gendlin 2004c; *)

Ritenere che la difficoltà di esprimersi  sia solo ‘soggettiva’ o che ciò che viene percepito non sia abbastanza valido, può far perdere di vista il fatto che “siamo interazione con l’ambiente, con le altre persone, il mondo, l’universo”, che possiamo sentire noi stessi in quanto strati vitali del “processo organismo-ambiente-persona”, e che ciò che avvertiamo come nuovo – e che emerge da questa interazione – può essere difficile da comunicare … proprio perché è nuovo!

Con TAE si può apprendere un modo per:

  • fidarsi della propria esperienza e capacità creativa
  • far emergere ciò che coinvolge o appassiona profondamente
  • trovare quello che non era visibile in ciò che era chiaro e parlare a partire da lì.
  • dare forma espressiva a qualcosa di inedito dall’esperienza in un’area della vita personale o professionale
  • sviluppare autonomia di pensiero oltre le assunzioni, definizioni e schemi già noti
  • individuare differenti o nuovi aspetti di fenomeni da presentare, studiare, insegnare, implementare
  • comunicare la propria visione per soluzioni innovative
  • portare il contributo delle proprie competenze per lo sviluppo di un progetto comune
  • creare distinzioni per situazioni della vita personale e della propria comunità 
  • produrre testi e report efficaci per un particolare contesto
  • esprimersi e comunicare oltre il linguaggio ordinario e specialistico corrente
  • individuare variabili per integrare o modificare modelli e teorie già esistenti o elaborarne di nuovi.

TAE è una procedura esperienziale che può essere appresa e poi praticata in modo autonomo. E’ fondata sull’inversione dell’abituale maniera di produrre conoscenza, a partire dal processo in prima persona del “modello dell’ “esplicazione” di Eugene Gendlin.

Quando ci sembra di fare esperienza di qualche cosa ‘che non ha’ parole, è solo perché non ci sono ancora parole, locuzioni e frasi ratificate che la portino avanti. Se non ci sono ancora espressioni ratificate possiamo lasciar emergere nuove espressioni metaforiche. Con Focusing e THINKING AT THE EDGE–TAE si può insegnare come si fa.”  (2004d)


Riferimenti

* Traduzione per questo estratto.

  • Gendlin, E. T. (2004a) “Introduction to Thinking At the Edge”. The Folio, Vol. 19 N.1, 2000-2004, 1-8.  Tr. it. Introduzione a Pensare al Margine (Thinking At the Edge) https://focusing.org/it/introduzione-a-pensare-al-margine.
  • Gendlin (2004c) “The new phenomenology of carrying forward”, Continental Philosophy Review, 37(1), 127-151.
  • Gendlin, E. T. (2004d). “Five philosophical talking points to communicate with colleagues who don’t know Focusing” in Staying In Focus, The Focusing Institute Newsletter, 1, 2004 www.focusing.org.
  • Gendlin, E.T. (1993). “Three assertions about the body.” The Folio, 12 (1), 21-33. http://www.focusing.org/gendlin/docs/gol_2064.html.
http://www.focusing.org/gendlin/docs/gol_2064.html