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Le parole e il di-più-delle-parole: il senso corporeo nell’esperienza e nella creazione del significato.

 

Le parole che usiamo fanno parte di noi allo stesso modo dei fatti che ci accadono e delle storie che raccontiamo, degli stati d’animo, dei desideri, delle preoccupazioni, delle speranze e dei progetti; oltre il linguaggio che usiamo per comunicare nelle situazioni pubbliche, il linguaggio privato è unico e vitale in quanto esprime significati personali, offre un senso di stabilità, concretezza e valore al sentire e all’agire personale.

D’altra parte le parole sono sempre le stesse, quelle che troviamo anche nel dizionario, ma solo alcune dicono quello che veramente vogliamo dire.  Perché?

 

“Quando apriamo la bocca per parlare, le parole arrivano. Da dove? Dal corpo. Quando non arrivano, c’è poco da fare. Alle persone piace dire che le parole sono immagazzinate nel cervello. Tuttavia è coinvolto molto di più del cervello.

Quando una parola che già conosciamo non arriva, c’è il senso corporeo unico di quella parola.  In una situazione strana, quando non trovi nessun modo per usare le parole, tu senti che non puoi escogitare un uso nuovo della parola. Il corpo conosce il linguaggio. Il solo modo che hai per avere le parole è lasciarle arrivare.

Il linguaggio include sia le situazioni che le parole. Non è “solo verbale”. Porta con sé il sentire corporeo della vita nelle situazioni. Le parole cambiano le situazioni. Le situazioni umane  vengono vissute e cambiate ampiamente dal parlare. In una situazione strana vengono fuori nuove espressioni e azioni.”   (Gendlin, 1986)

Come “arrivano” le parole?

Arrivano dal corpo come il sonno, l’appetito, le lacrime, l’orgasmo, l’improvvisazione; il linguaggio è  “implicito” nel corpo umano e non solo nel cervello. In questo senso il linguaggio non rappresenta, ma “porta avanti” l’esperienza.

Al di sotto delle parole, dei pensieri, delle memorie, dei sentimenti e dei ragionamenti già noti, c’è il ‘senso corporeo’ dell’intera situazione – il “di più-delle-parole“ –  che possiede significati “impliciti”.

Secondo il filosofo e psicoterapeuta Eugene T.Gendlin (Vienna 1926-New York 2017) pensiero e linguaggio sia verbale che non verbale possiedono una complessa connessione con il corpo di genere viscerale;  e quello che si vuole dire riguardo a una situazione è un genere di conoscenza che esiste già, in una versione d’insieme che, attraverso l’attenzione, può essere avvertita direttamente nel corpo fisico.

Tale versione corporea d’insieme è un “referente diretto”, quasi uno strumento, che attraverso un processo di esplicazione, consente di giungere ad una comprensione più ampia di quella che si avrebbe solo con il ragionamento.

Parlare ed esprimersi comprendendo anche il senso corporeo, allinea sensazioni, emozioni, sentimento e pensiero per lo scopo che le parole uniche e significative traducono; fare spazio per accogliere le parole del linguaggio privato è un atto di libertà che rafforza l’autostima e il senso dell’identità personale, offre radicamento e fiducia in se stessi, sostiene l’espressione delle possibilità presenti, sia per scelte mirate  che per portare avanti progetti o trovare soluzioni nei momenti di blocco organizzativo o creativo.

Accedere alle informazioni che il corpo comunica in ogni momento, è una capacità  naturale dell’essere umano, ma per lo più sconosciuta e poco allenata.

Secondo le ricerche e gli studi sul cambiamento della personalità in psicoterapia e con l’indagine filosofica e psicologica sui processi vitali delle forme viventi compiuta da Eugene Gendlin, tale capacità è in grado produrre la versione corporea della situazione che stiamo vivendo e da essa è possibile ricavare significati più precisi di quelli che troveremmo solo con la dimensione razionale sempre attiva.

La scoperta di Gendlin di questo fenomeno naturale ma non spontaneo, da lui denominato “felt sense” – “sensazione significativa” o “senso corporeo” – è stata  riconosciuta a livello internazionale in campo filosofico, psicologico e psico-corporeo e, nel corso degli ultimi 50 anni, è stata assimilata da o integrata in processi e metodologie oggi noti come empatia, autoregolazione e regolazione del Sé, mindfullness, momento presente.

L’abilità di riconoscere quanto il corpo comunica è una risorsa potente che rientra nei processi della riflessione “in prima persona” il cui approfondimento, negli ultimi decenni, ha contribuito all’evoluzione degli studi nel campo della Filosofia della coscienza.

La variabile “felt sense”  o “felt meaming”, identificata per la prima volta nella Filosofia dell’Implicito (Gendlin,1997, 1986; 2009; 2012; 2013) ha condotto anche alla realizzazione di  strumenti di ricerca, come l’Experiencing Scale–EXP (Klein et al. 1969; Hendricks & Cartwright 1978).

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Riferimenti Bibliografici

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