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La Filosofia dell’Implicito di Eugene Gendlin: appunti

Eugene T. Gendlin (Vienna 1926 – New York 2017)

filosofo, psicologo e psicoterapeuta americano di origine viennese, ha indagato la dimensione pre-logica o “preconcettuale” dell’esperienza quando essa è attiva insieme con i simboli logici.  L'”implicito” a cui si riferisce Gendlin

non corrisponde al significato che correntemente denota la parola.  Il termine di origine latina “implicito” indica un “giudizio o concetto o fatto” che, “senza essere formalmente ed espressamente enunciato, è tuttavia contenuto, sottinteso, in un altro giudizio o concetto o fatto.” (Treccani). L’uso comune del termine implicito si riferisce, cioè, a un significato che c‘è già, che è già formato, che è già definito e che, proprio per questo, può essere ri-preso ed espresso. Anche nella lingua inglese il termine “implicit” possiede questo stesso valore.

Gendlin connota il termine in un modo che si potrebbe definire semplicemente molto più ampio – se non fosse fondato su una concezione del tempo non-lineare con riferimento alla complessità degli eventi umani, della vita biopsicologica, ambientale, culturale e relazionale nella quale è costantemente in atto l’interconnessione tra “l’interazione corpo-ambiente-situazione” e il tempo non lineare.

La caratteristica principale dell’implicito è perciò l’”intricatezza”, la complessità dei livelli che esistono nel flusso costantemente in corso dell’’experiencing’, termine nel quale la desinenza “-ing” aggiunta al termine ‘experience’, intende sottolinearne l’aspetto di processo, cioè la caratteristica specifica che è insita nell’esperienza durante il suo svolgersi; “experiencing” quindi, concettualizza il processo di cui ognuno fa esperienza.

Ciò che avviene durante l’esperienza (experienc-ing) non può essere circoscritto interamente, sia perché consiste di un flusso corporeo di eventi situazionali “sentiti” che si presenta in modo coeso, “spesso”, sia perché – quando si riflette sull’esperienza – quello che sembrerà che sia accaduto dipende dal genere di processo che si verifica successivamente. Inoltre,

L’experiencing non diventa mai un concetto. Dal momento che l’experiencing non può essere rappresentato, i concetti possono solo indicare vari generi di relazioni tra l’experiencing e i pattern concettuali. (Gendlin 2003, Beyond postmodernism: from concepts through experiencing,  p.100).

Quando una persona enuncia un concetto o un fatto, anche se già accaduto, non ne possiede il significato in una forma compiuta e definita che viene poi espressa, invece il significato viene “creato” durante l’esplicazione. Ciò vuol dire che tra le numerose possibilità dell’uso del linguaggio – nella situazione e nel momento presente in cui la persona sta parlando – utilizza certe parole, espressioni o frasi per riferirsi ad un significato che si sta formando. Tale significato una volta formatosi ed espresso entra a far parte dell’implicito, e, in un tempo lineare successivo, interagendo con la diversa complessità implicita del “corpo-ambiente-situazione”, esprimerà un significato di nuova creazione, probabilmente più ampio e più ricco.

“L’implicito non è mai equivalente a quello che accadrà, l’accadere riguarda l’ambiente, l’implicare non è un accadere che “non ancora” si è verificato; né é un accadere in una diversa posizione del tempo lineare.”  (Gendlin 1997, A Process Model 1997, p. 10)

Nella filosofia dell’esperienza di Gendlin:

“[…] Tutto l’accadere si verifica all’interno dell’implicare, ma solo parte di esso porta il processo avanti. Anche quello che lo spettatore considererebbe un insospettabile evento nuovo può portare l’implicare avanti. L’implicare è organizzato più finemente di qualsiasi serie di accadimenti.

[…] Per quanto lo spettatore pensi che tutte le sequenze sono ripetitive, ho affermato che la ripetizione dipende da qualcuno che confronta una  sequenza con quella precedente. Internamente il processo accade in modo fresco.  L’accadere nell’implicare è un cambiamento. Dal processo di cambiamento possiamo ricavare che l’identità e la ripetizione sono un genere particolare di cambiamento. […]  Implicare e accadere sono due filoni del processo corporeo. Nota che non sono tre. Non aggiungono il passato. L’implicare può essere qualche genere di futuro e l’accadere qualche specie di presente, tuttavia lasceremo che la nostra concezione del tempo si sviluppi da questi concetti.  Vedremo successivamente che questi non sono abituali generi di futuro e di presente, e vedremo anche che il passato è un’altra cosa (sebbene funzioni in questi due).”       (Gendlin 1997, A Process Model, pp. 61 sgg)

Per chi desidera conoscere la Filosofia dell’Implicito, i testi e gli articoli indicati dall’Autore come introduttivi, sono:

Maria Teresa Belgenio, 2016

 
Fonte immagini; Gendlin, The International Focusing Institute NY; fungo: www.pixabay.com